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Fin dalle origini della teoria psicoanalitica, la concezione dell'inconscio si intreccia con quella della coscienza, ma privilegiando essenzialmente l'elaborazione dei processi inconsci. Freud stesso dedicò alla coscienza uno degli scritti della metapsicologia, che però decise di non lasciarci. L'autore inquadra nelle attuali conoscenze neuropsicologiche le teorie della coscienza, e ne propone un modello psicoanalitico a partire dalle conclusioni teoriche presentate in "Struttura dell'oggetto e della rappresentazione" e in "Psicoanalisi e neuroscienze". La coscienza emerge progressivamente da quattro linee maturative. L'interazione madre-bambino studiata dalla Infant Research chiarisce come la madre inauguri subito la regolazione necessaria al formarsi equilibrato dei primi stati di coscienza. Questo sviluppo si raccorda con quello primario psicoanalitico identificatorio, e dall'intreccio di queste due linee maturative emergono quelle dell'attaccamento e della mentalizzazione. Questo intero sviluppo confluisce nel linguaggio, rimanendo poi a fondamento della capacità del terapeuta di riorganizzare in modo innovativo la coscienza del paziente. Il modello presenta fondamentali analogie con le ipotesi freudiane sulla coscienza, e propone anche alcune spiegazioni delle difficoltà che possono aver spinto Freud a rinunciare al suo scritto metapsicologico, ma che presumibilmente hanno anche fatto da guida alla sua successiva teorizzazione della seconda topica.